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  • TAXI SERVICE MILANO

LA RIVOLUZIONE POSSIBILE PASSA PER I TAXISTI

Aggiornamento: 11 mar 2019


“Arrivati a destinazione sciopero dei taxisti, ero disperata a dover prendere la metropolitana con tutte quelle scale e con….armata di pazienza mi sono incamminata, quando come un miraggio mi sono apparsi due taxi: garantivano il servizio a chi doveva raggiungere luoghi di cura…” così mi scriveva questa notte la mia amica.E già i taxisti sono in sciopero. Una categoria non molto simpatica. I taxisti sono come quelle streghe di medioevale memoria. Abituati al grido: “al rogo, al rogo” pronunciato da più parti. delle poche categorie sociali disprezzate trasversalmente. (un po’ come gli avvocati)

Dai liberisti che invocano un nuovo capitalismo al posto dell’antica economia corporativa.

Dalla sinistra radical chic che da sempre considera i tassisti di destra ( questo assioma non l’ho mai capito, forse perché sono costretti a “rispettare la destra”?)

E che dire delle modernissime app quelle che ci fanno sentire più moderni, tecnologici e rincoglioniti

Ma in fondo cosa ci si può mai aspettare da una professione che affonda la sua origine nei più oscuri e miserabili meandri del genere umano. Le prime licenze per le auto pubbliche furono assegnate ad ex detenuti per emendare, per recuperare, per reinserire. Bisogna ammettere che Il binomio tassista- ladro affonda le sue radici proprio nella storia.


Eppure io STO CON I tassisti.


Da sempre sono con chi ha la forza di difendere il proprio lavoro. Il proprio sacro santo diritto contro queste cretinate del libero mercato,

Libero per chi?


Questa ostentata modernità della SHARING ECONOMY che arricchisce chi? Non vedo lavoratori tutelati. Vedo, invece, in questo liberismo sfrenato e frenetico una economia piratesca: “ALL'ARREMBAGGIO!!”


Il tassista, altro non è che un lavoratore.


E’ un lavoratore non da otto ore al giorno, ma da dodici, non ha pausa pranzo, pausa caffè, pausa pipì: il bagno è rimesso alla volontà degli Dei.


A meno che non sia destinatario di una cospicua eredità da uno zio d’America o non sia un parente stretto di Re Mida, da poter vantare lo stesso DNA il tassista deve riversare i suoi guadagni per pagarsi una licenza onerosa che non basta una vita per estinguere il mutuo.

E’ l’unico lavoratore che macina chilometri senza dimagrire di un etto ma in compenso rimedia ernie espulse e non. Emicranie, disfunzioni all’apparato uditivo, e giramenti di altri organi sottostanti. E non può nemmeno invocare una causa di servizio!!!!!


Finalmente un lavoratore che si incazza come si deve.

E si incazza collettivamente, cosa ormai rara in questo sistema dove a protestare si sale sui tetti o sulle gru, ma a salirci sono solo quei poveri cristi interessati da provvedimenti specifici, mentre gli altri abbassano la testa non solo per non vedere cosa succede sul tetto.

Io sto con i tassisti perché sono stanca dell’assenza dell’indignazione da parte degli sfruttati, sono stanca del miracoloso Jobs act, e non sopporto quelli che l’art. 18 è un retaggio del 900, sono stanca di ascoltare le lagne degli insegnanti nelle sale docenti che hanno solo il sapore del pour parler, sono furiosa perché alla Sevel l’operaio si è pisciato addosso nell’indifferenza di tutti. I lavoratori sono ormai Atomi solitari e derelitti senza consapevolezza e volontà di trasformarsi in classe solidale.

La voce incazzata e collettiva dei tassisti mi fa ancora sperare.


Così, questa notte concludeva la mia amica: “siamo saliti a bordo con un taxista molto politicizzato: servizio gratuito …ho ritrovato l’anima operaia che combatte!”


SI POSSIAMO ANCORA SPERARE




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